sabato 1 marzo 2008

Il Kamasutra dei surrealisti

Corriere della Sera 1.3.08
Avanguardie Nell'antologia «La donna, la libertà, l'amore» discussioni e scritti sul principio del piacere
Il Kamasutra dei surrealisti
Le pagelle sull'erotismo di André Breton e del suo circolo
di Pierluigi Panza

Amici del bar sport, e voi, liceali che commentate come sono fatte le compagne di classe, non siete i primi e non siete i soli a passare le serate così: i celebrati poeti surrealisti— sì, quelli messi sul piedistallo a scuola alla voce «Avanguardie artistiche» — passavano il tempo come voi. Ovvero parlando di orgasmo, onanismo, omosessualità, lato A e lato B, posizioni predilette, senso della conquista e dando i voti a cosa conta di più e di meno in una donna (anticipiamo un risultato: autoritarismo e gelosia sono agli ultimi posti).
Nella casa di Parigi di André Breton, come mostrano alcuni testi pubblicati nell'antologia
La donna, la libertà, l'amore. Una antologia del surrealismo di Paola Dècina Lombardi (Mondadori, pp. 632, e 14) e come mostra il documento inedito qui a fianco (proveniente dagli Archives du surrealisme), tra la fine del 1927 e il 31 gennaio del 1928 si svolsero sedute di autoanalisi collettiva dove si faceva anche il gioco della verità. In una delle sedute, André Breton, con sua moglie Simone Breton, Benjamin Péret, Robert Desnos, Max Morise e Paul Éluard pensarono di mettere sotto esame «La Femme», assegnando da -20 a + 20 punti ai suoi diversi caratteri.
Éluard tracciò su una pagina bianca orizzontalmente i nomi dei partecipanti e verticalmente la lista delle caratteristiche. Dai seni ai capelli, dall'andatura all'altezza..., una cinquantina di voci che coprono un ampio ventaglio dell'eterno femminino. Il catalogo, da votare, fu questo: seni, capelli, bocca, occhi, denti, gambe, ventre, braccia, peli, lingua, sesso, natiche, mani, orecchio, piedi, nuca, collo, anche, andatura, sonno, modo di svestirsi (non vestirsi!), pudore, voce, riso, sguardo, naso, pulizia, cortesia, volgarità, cattiveria, bontà, perversione, rigore, odore, profumi, nome, silenzio durante l'amore, iniziativa, giovinezza, vecchiaia, tenerezza, gelosia, libertà mentale, altezza, eleganza, estraneità, autoritarismo.
Ne uscirono voti abbastanza omogenei: occhi, sguardo, seni, collo, mani ebbero la meglio sul lato B. Il modo di svestirsi, la pulizia, l'iniziativa risultarono più apprezzati della voce e dell'altezza. E mentre l'eleganza ebbe la sua parte, le belle maniere, sinonimo d'ipocrisia borghese, non vennero apprezzate: voto zero. Ma il voto più basso, -20, andò al pudore, alla gelosia, al silenzio nel fare l'amore e alla volgarità; mentre il più alto, +20, andò alla libertà mentale, alla perversità e alla stravaganza. Insomma, già allora — intellettuali o meno — eravamo alle solite: nell'amore, meglio le cattive che le brave ragazze!
Dal documento si evince che la partecipazione di Simone Breton si bloccò alla settima voce del gioco. Poi lasciò in bianco la sua casella: si trattava, scriverà, di «un gioco assai idiota, benché sul momento divertente ».
Su ciò che caratterizza l'amour fou, Breton è complessivamente l'unico surrealista, o quasi, a credere nella monogamia; e sul suo rifiuto della pederastia si trova quasi tutti contro. E non per difesa di parte, visto che l'unico omosessuale dichiarato che frequentava il gruppo era René Crevel. Nella seduta del 31 gennaio 1928 in diversi ammettono la poligamia. Domanda infatti Péret agli altri: «Si può ammettere la possibilità di fare l'amore con una donna se se ne ama un'altra?». «Molto probabile», risponde Marcel Duhamel. «Ne sono capace, a un'unica condizione: che l'atto episodico vada a iscriversi semplicemente nel corso di un'avventura più generale, non tanto a causa mia quanto a causa della donna che amo», aggiunge Louis Aragon. «La cosa non mi interessa» è la risposta di Jacques Baron.
«Le dodici sedute — afferma Paola Dècina Lombardi — testimoniano quanto i surrealisti, guardando alle nozioni freudiane di principio del piacere e principio di realtà, tentino di liberarsi da inibizioni e tabù interrogandosi sui termini della morale sessuale ».
Il tema venne portato avanti da Breton ed Éluard nel 1930 quando pubblicarono L'immaculée conception, blasfemo kamasutra surrealista che dà nome a una lunga gamma di posizioni: «Quando la donna è sul dorso e l'uomo è steso su di lei, si ha la cediglia...
Quando l'uomo e la sua amante sono distesi di fianco e si osservano, si ha il parabrezza...
Quando l'uomo e la donna sono stesi sul fianco, e soltanto il dorso della donna si lascia osservare, si ha La palude del diavolo... ». Insomma, posizioni su posizioni (32 in tutto, l'ultima, la più complessa, è
l'aurora boreale) che nemmeno i dépliant illustrativi dei più accreditati night club riescono ad esibire.
Eppure, anche se l'amore inteso come eros trasgressivo, humour e gioco sembrano farla da padroni, dal vecchio amore romantico alla Tristano e Isotta neppure i surrealisti e i loro eredi riuscirono del tutto a separarsi. Anzi, l'amore come la poesia appaiono come l'ultima testimonianza dell'individuo di fronte al nulla. «La poesia», scriveva Breton, «si fa in un letto come l'amore» e «le lenzuola sfatte son l'aurora delle cose». Una ricetta applicata da Jacques Prévert, il poeta degli innamorati, che si sono scritti le parole del loro amore con le parole di Prévert: «Questo amore / Così violento / Così fragile / Così tenero / Così disperato. / Questo amore bello come il giorno / Cattivo come il tempo...». Insomma l'amore che sorge improvviso, ci tende la mano, ci porta in salvo.