domenica 30 dicembre 2012

Tre guide dedicate ai tesori nascosti del Monte Pisano

Tre guide dedicate ai tesori nascosti del Monte Pisano
Giovedi' 27 DICEMBRE 2012, Il Tirreno,  Pisa
 
Il volume che apre la trilogia si intitola “Gli animali”, 
monografia dedicata alla fauna presente nell’habitat 
Ne sono autori Silvia Sorbi e Patrizia Scaglia Regia di Guido Iacono

PISA Una trilogia di guide su “I tesori del Monte Pisano”, dedicata alle ricchezze ambientali racchiuse nelle aree protette di questa fascia del nostro territorio. L’iniziativa, promossa dalla Provincia (di cui andrà ad arricchire la collana dei “Quaderni del Metato”), vede la collaborazione del Museo di storia naturale dell’Università, a Calci: realizzata da Pacini Editore, questa miniserie tematica di tre volumi esordisce con quello riguardante (come recita il sottotitolo) “Gli animali”. A presentare la monografia numero uno (e l’intero pacchetto) sono stati, per la Provincia l’assessore Valter Picchi; per la casa tipografica, il titolare, Piefrancesco Pacini; per il Museo, il professor Walter Landini, già direttore a Calci, e coordinatore scientifico delle “guide del Lungomonte”. «Il “trittico” – spiegano – è ideato e curato da Silvia Sorbi (testi e grafica) e Patrizia Scaglia (illustrazioni), sotto la regia del dottor Guido Iacono (funzionario provinciale). L’intento è quello di essere uno strumento pratico e utile per promuovere e diffondere la conoscenza, la tutela e il rispetto degli habitat che ci circondano». La pubblicazione su “Gli animali”, in particolare, contiene oltre 100 disegni originali, eseguiti con matite acquerellabili, che saranno raccolti, nella prossima primavera, in una mostra allestita all’interno del Museo di calci. Inoltre non è un semplice vademecum, ma una ludo-guida, contenente un gioco a punti ideato per stimolare il lettore sfidandolo all’esplorazione, e all’osservazione paesaggistica, del Monte Pisano: in altre parole, oltre a quella della consultazione, il testo vuol svolgere una funzione di veicolo, di navigatore per l’attività di escursione, proponendola come esperienza di visione, scoperta e contatto. Non a caso, il volume contiene (accanto a un’introduzione sui principali aspetti naturalistici dell’area) anche le indicazioni sui comportamenti da tenere durante le passeggiate. Gli animali che popolano il Monte Pisano sono poi descritti in schede illustrate e presentati da una speciale carta d’identità, con le informazioni essenziali evidenziate da simboli e colori: dunque, nozioni rigorose dal punto di vista scientifico, ma esposte con un linguaggio estremamente semplice e chiaro (i termini più difficili sono definiti in un glossario).Infine, collegata alla monografia cartacea, è stata aperta una sezione di approfondimento all’interno del sito del Museo (www.msn.unipi.it), in modo da creare una finestra dedicata di dialogo tra gli interessati e gli esperti del polo espositivo calcesano.

domenica 14 ottobre 2012

Caccia ai classici perduti, a partire da Lucrezio

l’Unità, 13.10.2012
Caccia ai classici perduti, a partire da Lucrezio
«De rerum natura»
Composto intorno alla metà del I secolo a.C. nel corso del tempo è apparso e scomparso
Luca Canali

ROMA È GIÀ IN LIBRERIA IL PRIMO VOLUME DELLA COLLANA «I SESTANTI», IDEATA E DIRETTA DA PAOLO MIELI. SI TRATTA DI UN ROBUSTO E AFFASCINANTE LIBRO DI STEPHEN GREENBLATT, professore di inglese a Harvard, vincitore del National Book Award 2011e del Pulitzer 2012 per la saggistica (Il Manoscritto, Rizzoli, 2012, pag. 365, € 22,00). È davvero un brillante esordio per la ricchezza dei temi e dei personaggi trattati con il rigore della ricerca specialistica e insieme con la disinvoltura dell’alta divulgazione. Lo sfondo è la caccia ai classici ritenuti perduti. In questo caso il cacciatore pertinace e fortunato è l’umanista Poggio Bracciolini, il classico latino la cui opera viene ricercata attraverso mezza Europa, è Tito Lucrezio Caro, autore del poema De rerum natura (La natura delle cose) composto intorno alla metà del I sec. a.C., che avrà la strana sorte di apparire e scomparire per secoli, poi di ricomparire e scomparire più volte nel corso della Storia: ciò perché si tratta di un testo di straordinaria qualità poetica e scientifica, ispirata alla filosofia del greco Epicuro, e animata da uno spirito polemico così «scomodo» da potere persino apparire sovversiva. Già nell’antichità classica, per lo stesso motivo, scrittori e poeti eccettuato Ovidio, ammiratore di Lucrezio, evitarono di fare il nome dell’autore, cercando così di mettere in ombra e di far passare inosservati sia quel loro solitario e scontroso collega e soprattutto la sua unica opera, pur accogliendone suggestioni ed echi, e persino esplicite citazioni. Ad esempio, Virgilio definisce – in materia soprattutto religiosa – «fortunato» chi conobbe la causa (non divina) delle cose, ma fortunato anche chi credette nelle divinità dell’agricoltura, basi della religione pagana. Mentre il pensiero di Lucrezio, rigorosamente laico, aveva anche aspramente polemizzato contro tale religione: basta ricordare, in proposito, il suo severissimo verso tantum religio potuit suadere malorum («a tali crimini poté indurre la superstizione religiosa»), a proposito del sacrificio della figlia del re, Ifigenia, richiesto dai sacerdoti per propiziare il viaggio della flotta greca per raggiungere e assalire Troia. Certo, Lucrezio nomina gli dei dell’Olimpo, ma soltanto in funzione metaforica: ad esempio, proprio all’inizio del poema, Marte, dio della guerra, riposa in grembo alla dea dell’amore Venere, ma entrambe queste divinità non sono altro che una metafora della pace. Il lettore attento a tutte le parti del libro, può invece dissentire da una netta affermazione editoriale che sostiene, in assenza di copertina, un concetto molto discutibile: «I grandi libri cambiano la storia del mondo». È vero che i grandi libri (e il De rerum natura è uno di questi) hanno sicuramente influenzato le menti di personaggi eminenti di ogni epoca: ma anch’essi, come Lucrezio, non sono riusciti a sconfiggere l’egoismo umano, il flagello delle guerre, il culto della ricchezza, il dominio della prepotenza, l’uso della menzogna nella diplomazia e nella poetica, tutti pseudovalori della vita delle nazioni, come invece vorrebbe Lucrezio. Il poema di Lucrezio sarà stato scritto, dunque, non da un rivoluzionario vittorioso, ma da un poeta – filosofico «sovversivo» ma infine anch’egli sconfitto nella prassi, e tuttavia trionfatore nella provvidenziale astrazione dell’unico autentico valore immutabile: quello della poesia e dell’arte, di tutte le arti ovviamente. Questa vittoria nessuno potrà negarla. Persino il suo «nemico» nella teoria filosofica, Cicerone, rispondendo ad una lettera di suo fratello Quinto, così scrive accettandone il giudizio positivo sul poema lucreziano, ritenuto multis luminibus ingeni, multae tamen artis, (ricco di un luminoso talento, ma anche di molta cultura poetica): si ricordi in proposito, che nella concezione critica ciceroniana, ingenium ha appunto il significato di «estro creativo» e ars quello di «preparazione culturale e retorica» necessaria all’esplicarsi di quell’estroso talento letterario. Del resto, l’ideale etico dell’epicureismo, quindi anche di Lucrezio, era la voluttà «statica», cioè il piacere «tranquillo» dei saggi, non quello «cinetico», cioè in continuo e angoscioso movimento. Comunque, a problemi di questa natura (compresa ovviamente la trattazione scientifica della struttura dell’universo) in questo eccellente saggio di Greenblatt sono dedicati interi capitoli, fra i quali, molto belli, quelli riguardanti il viaggio di Bracciolini che lo conduce nei vari monasteri, conventi, biblioteche, dandogli modo di conoscere i dettagli, positivi e negativi, della vita monastica, e persino l’evoluzione dei materiali per la stesura dei manoscritti, dal papiro alla pergamena.

venerdì 24 agosto 2012

Gianluigi Nuzzi - Sua Santità - Le carte segrete di Benedetto XVI - pres...



Gianluigi Nuzzi - Sua Santità - Le carte segrete di Benedetto XVI - presentazione Asiago 21/08/2012.

sul libro: Non era mai successo. Nessuno era riuscito ad accedere nella stanza del papa e a leggere le sue carte riservate. Centinaia di documenti che svelano la quotidiana precarietà della Chiesa, tra affari assai poco trasparenti e congiure di palazzo. Gianluigi Nuzzi, dopo "Vaticano S.p.a." sullo scandalo dello Ior, racconta, grazie alle carte fornite da una fonte segreta, le storie, i personaggi e i travagli che dividono oggi la Chiesa e che coinvolgono l'Italia e la sua politica. Anche quella del governo Monti. Le lettere di Boffo, l'ex direttore bruciato da veline di palazzo, quelle di Vigano che, dopo aver fatto risparmiare milioni al Vaticano, è costretto alle dimissioni, le donazioni private (anche quelle di Bruno Vespa), le raccomandazioni a Gianni Letta, il problema dell'Ici secondo i rapporti riservati del presidente dello Ior Gotti Tedeschi, il caso Ruby e Berlusconi ("vittima di una magistratura politicizzata"), gli incredibili pedinamenti degli 007 vaticani in territorio italiano, le verità sui Legionari di Cristo e la pedofilia in una testimonianza mai resa pubblica, le intemperanze di molti vescovi in ogni parte del mondo. Persino un incontro segreto tra Napolitano e il papa dì cui nessuno è a conoscenza. E don Juliàn Carrón, leader di Cl che accusa la diocesi di Milano di simpatie politiche. Nuzzi annoda i fili delle storie che insieme si leggono come se fossero capitoli di un thriller..
http://www.amazon.it/Sua-Santita-Carte-Segrete-Benedetto/dp/886190095X/ref=sr...

domenica 25 marzo 2012

Salviamo le librerie storiche. E’ una strage

Salviamo le librerie storiche. E’ una strage
Achille Scalabrin
La Nazione - Giorno - Resto del Carlino 25/2/2012

Una strage silenziosa ma implacabile, di cui si hanno da anni notizie sparse. A metterle però insieme come tasselli di un mosaico, disegnano il ciclope che divora le sue prede. Quella del Porcellino e la Martelli a Firenze, la Zanichelli a Bologna, la Battei a Parma, la Carducci a Udine, la Croce a Roma, la Guida Merliani a Napoli, la Cultura a Catania, prima ancora la Sherlockiana a Milano, la Agorà a Torino: nomi di altrettante librerie storiche chiuse o in procinto di chiudere, ultime targhette su un lapidario vastissimo. Poco importa abbiano attraversato un secolo e mezzo di storia, come è per quella bolognese, meta preferita di Carducci, o solo gli ultimi quarant'anni, come è per quella napoletana; poco importa siano conosciute in tutta Italia o solo entro le mura cittadine. Una cosa è certa: senza di loro la cultura non sarà più la stessa. Librerie storiche assassinate dalle megalibrerie, dalle vendite di libri on-line, nei supermarket o alle poste, dal peso degli affitti, delle tasse, della speculazione immobiliare, dell'ignoranza. Sulle loro salme banchettano boutique, fast-food, banche, store, enoteche, luoghi preposti ad affari assai poco culturali. Ci vorrebbe il Wwf delle librerie, l'Unesco del patrimonio librario, l'Onu dei volumi sugli scaffali. Ci vorrebbe una santa alleanza dei lettori da nord a sud. Ci vorrebbe un «vincolo etnoantropologico» in difesa di queste «testimonianze di civiltà», per dirla con l'onorevole Valdo Spini. Ci vorrebbe una legge che consenta ai Comuni di tutelare le librerie storiche o che imponga a banche, boutique, ristoranti di fermarsi davanti alla preda, come il cacciatore davanti alla garzetta.

sabato 11 febbraio 2012

Un’antologia raccoglie testi, idee avventure di letterati tra XVII e XVIII secolo Dai nei delle donne è nato l’Illuminismo

La Stampa TuttoLibri 11.2.12
Libertini /1
Un’antologia raccoglie testi, idee avventure di letterati tra XVII e XVIII secolo
Dai nei delle donne è nato l’Illuminismo
di Giovanni Bogliolo

Alberto Beniscelli (a cura di) LIBERTINI ITALIANI. LETTERATURA E IDEE TRA XVII E XVIII SECOLO BUR Rizzoli, p. XLI-911, 16,90
Il volume riscatta una fitta schiera di poligrafi e libellisti sempre relegati tra i minori Si occupavano di fede metafisica, o alchimia ma anche di temi più futili, come l’amore i piaceri, o la bruttezza

Se non fosse per il sottotitolo - «Letteratura e idee tra XVII e XVIII secolo» - il titolo della corposa e gustosa antologia costruita e riccamente annotata da Alberto Beniscelli - Libertini italiani - resterebbe, oltre che ambiguo, oscuro. Ambiguo, perché nell’uso corrente il termine «libertino» accomuna filosofi, eruditi e pensatori che, sfidando dogmi e poteri costituiti, hanno professato il loro libero pensiero alla colorita legione dei tanti estrosi personaggi che hanno praticato e celebrato soprattutto la libertà dei costumi sessuali. Oscuro, perché anche chi ha fatto buone scuole non ricorda di avere mai trovato questa etichetta né nei manuali di letteratura italiana né in quelli di filosofia e si sorprenderà non poco nello scoprire che essa non solo si attaglia perfettamente a scrittori e pensatori ben noti ed eterogenei come Bruno, Campanella, Giannone o Casti, ma riscatta anche la folta schiera di coloro che le storie letterarie definiscono «poligrafi», «mestieranti», «libellisti», «avventurieri della penna» e relegano, spesso limitandosi a citarne il nome, tra i minori e i minimi.
Omissione inspiegabile e anche un pochino sospetta, dal momento che il libertinismo francese, questo sì da tempo riconosciuto come uno dei fermenti che animano e rendono tutt’altro che monolitico il Grand Siècle creandovi le premesse dell’Illuminismo, ha sempre esplicitamente rivendicato le sue origini italiane, Machiavelli, Campanella, Cardano e soprattutto l’averroismo della scuola padovana di Pomponazzi e poi di Cremonini, che Peiresc aveva visitato e Naudé frequentato. Gli alunni italiani di quella e di altre scuole in cui circolava un aristotelismo eterodosso, anziché costituire una solida rete di rapporti come quella che aveva consentito agli omologhi francesi di dar vita, pur con molte precauzioni, a quelle che Naudé chiamava delle débauches philosophiques, si sono dispersi, cercando di passare inosservati, fuggendo come l’irrequieto frate Giulio Cesare Vanini che sarebbe finito sul rogo a Tolosa o usando, «in apparente contraddizione, lo schermo della trattatistica sull’anima per poter dire la loro».
Beniscelli li va a scovare in questa loro diaspora e dietro i loro camuffamenti e dal mare magno delle loro opere di poligrafi troppo spesso debordanti estrae con acume e pazienza le pagine più sapide e rivelatrici, collocandole con sicura dottrina nella precisa intersezione tra le diverse tensioni filosofiche e scientifiche che si sono susseguite nel corso dei due secoli e organizzando l’eterogenea e spesso scottante materia per temi, periodi e generi. Si spazia così dalla metafisica all’astrologia, dalla medicina alla religione, dalla politica all’alchimia, dalla storia alla fisiognomica. I temi più profondi e pericolosi - l’anima, la cosmologia, la natura dell’uomo si alternano con quelli solo in apparenza più futili: i nei, i mostri, la bruttezza, le donne, il niente, le forme e i gradi dell’amore. E alle memorie drammatiche delle vittime dell’Inquisizione - Cardano, Sarpi, Campanella, Bruno, Ferrante Pallavicino - fanno riscontro quelle avventurose di Casanova e di Lorenzo Da Ponte, le satire di Salvator Rosa, gli apologhi dissacratori di Francesco Fulvio Frugoni, le novelle sugli eccessi erotici delle giovani monache e delle antiche matrone, l’edonismo salottiero dell’abate Conti e di Francesco Algarotti, i versi licenziosi del Casti e perfino di Vincenzo Monti, ispirato traduttore della Pulzella d’Orléans di Voltaire.

domenica 8 gennaio 2012

Miti e falsi miti: luoghi comuni, leggende, errori sui greci e sui romani

Miti e falsi miti: luoghi comuni, leggende, errori sui greci e sui romani

Pietro Janni

L'Antichità greca e romana rappresenta un capitolo della nostra storia tanto a lungo insegnato e studiato che la sua conoscenza ha fmito per ricoprirsi,un po' per tutti noi, di una crosta di idee inesatte o del tutto sbagliate, ripetute pigramente e con poca critica, entrate nella tradizione deteriore dell'insegnamento scolastico e nell'erudizione corrente e superficiale.

Il libro ne fa una piccola rassegna, attraverso esempi di carattere e rilevanza diversi: da semplici inesattezze verbali a concezioni del costume e della cultura degli Antichi che per essere tradizionali non sono meno erronee. In tutti i casi, però, la "correzione" è solo il punto di partenza per un discorso in positivo che mira a far conoscere e capire meglio qualche aspetto della vita e della cultura antiche, o del nostro rapporto con esse.

Non solo, insomma, una raccolta di "leggende metropolitane" sui Greci e sui Romani, ma qualcosa di più.

Oriental Religions in Roman Paganism

Oriental Religions in Roman Paganism

1911. Contents: Rome and the Orient; Why Oriental Religions Spread; Asia Minor; Egypt; Syria; Persia; Astrology and Magic; Transformation of Roman Paganism.