Corriere della Sera 15.3.08
Grande Guerra. La crudeltà di Cadorna
Fucilazioni sommarie nella fucina dei genocidi
di Frediano Sessi
Alle radici del primo genocidio del Novecento, quello degli armeni, la Grande guerra segna «l'inizio di un imbarbarimento » del modo di concepire i conflitti, che ci appare oggi come una sorta di «laboratorio» delle future violenze dei regimi totalitari. È probabilmente nei suoi campi di battaglia, come scrive Omer Bartov, che gli ideatori della «soluzione finale» conoscono il loro «battesimo di fuoco». Non stupisce perciò che, per contrastare le proteste dei soldati, costretti a combattere in condizioni estreme, il generale Luigi Cadorna, fin dal 1916, si esprima a favore della decimazione, la fucilazione sommaria di un soldato ogni dieci, nei reparti macchiatisi di «reati collettivi». Poiché, malgrado l'obbligo di registrare le esecuzioni sommarie, tale dovere era spesso disatteso, oggi ancora non conosciamo il numero esatto delle vittime.
I due episodi di decimazione ai danni della valorosa Brigata Catanzaro (formata con soldati calabresi a cui si aggiunsero pugliesi, molisani, lucani e siciliani), ricostruiti da Pluviano e Guerrini sulla base di fonti d'archivio, esemplificano assai bene il livello aberrante cui giunsero la crudeltà e l'incapacità dei comandi. Il reparto fu colpito in modo sproporzionato ben oltre ogni addebito giudiziario, legato ad alcuni episodi di protesta e insubordinazione o allo sbandamento durante un attacco sulle pendici del Monte Mosciagh. Gli autori al termine chiedono la riabilitazione delle vittime a più di novant'anni di distanza.
M. PLUVIANO I. GUERRINI Fucilate i fanti della Catanzaro GASPARI PP. 126, e 18
Grande Guerra. La crudeltà di Cadorna
Fucilazioni sommarie nella fucina dei genocidi
di Frediano Sessi
Alle radici del primo genocidio del Novecento, quello degli armeni, la Grande guerra segna «l'inizio di un imbarbarimento » del modo di concepire i conflitti, che ci appare oggi come una sorta di «laboratorio» delle future violenze dei regimi totalitari. È probabilmente nei suoi campi di battaglia, come scrive Omer Bartov, che gli ideatori della «soluzione finale» conoscono il loro «battesimo di fuoco». Non stupisce perciò che, per contrastare le proteste dei soldati, costretti a combattere in condizioni estreme, il generale Luigi Cadorna, fin dal 1916, si esprima a favore della decimazione, la fucilazione sommaria di un soldato ogni dieci, nei reparti macchiatisi di «reati collettivi». Poiché, malgrado l'obbligo di registrare le esecuzioni sommarie, tale dovere era spesso disatteso, oggi ancora non conosciamo il numero esatto delle vittime.
I due episodi di decimazione ai danni della valorosa Brigata Catanzaro (formata con soldati calabresi a cui si aggiunsero pugliesi, molisani, lucani e siciliani), ricostruiti da Pluviano e Guerrini sulla base di fonti d'archivio, esemplificano assai bene il livello aberrante cui giunsero la crudeltà e l'incapacità dei comandi. Il reparto fu colpito in modo sproporzionato ben oltre ogni addebito giudiziario, legato ad alcuni episodi di protesta e insubordinazione o allo sbandamento durante un attacco sulle pendici del Monte Mosciagh. Gli autori al termine chiedono la riabilitazione delle vittime a più di novant'anni di distanza.
M. PLUVIANO I. GUERRINI Fucilate i fanti della Catanzaro GASPARI PP. 126, e 18