Corriere della Sera 15.12.07
Un unico progetto per le due Piramidi. La prova: i raggi del Sole al tramonto
Volute da Cheope e Chepren nel 2.500 a.C., sorgono a Giza, luogo sacro del popolo egizio legato alla creazione
di Giulio Magli, Politecnico di Milano
Un nuovo studio condotto sulle basi dell'archeoastronomia getta una luce inedita sull'unica delle «sette meraviglie » dell'antichità giunta fino a noi: le piramidi di Giza, in Egitto. Le due grandi architetture abitualmente attribuite a Cheope e a suo figlio Chepren, costruite attorno al 2500 a.C., appartengono a un unico, grandioso progetto architettonico e non a due progetti concepiti successivamente, come invece finora si è sempre pensato. Le prove di questa tesi che non contraddice nulla di quanto è appurato già dagli egittologi, sono sia di ordine tecnico che simbolico. Esse sono connesse alle relazioni esistenti tra la geometria del complesso architettonico della Piana di Giza e i suoi allineamenti astronomici.
Le piramidi sono orientate ai punti cardinali quasi perfettamente, ma con una lieve differenza da attribuirsi alla tecnica con cui le stelle venivano osservate per determinare il nord, e che mostra come la «seconda piramide» sia stata progettata per prima. Oltre a legarsi alle «stelle imperiture » (come dicevano gli Egizi) del nord, Cheope però voleva dimostrare di essere «Figlio del Sole», quindi destinato alla vita eterna. E quale modo migliore per dimostrarlo se non farlo «dire» al Sole stesso? Accade infatti che le due grandi piramidi, se osservate dalla zona della Sfinge, il giorno del solstizio d'estate diano vita a un fenomeno spettacolare. Il Sole tramonta al centro tra i due monumenti formando e ricostruendo l'immagine del geroglifico Akhet (orizzonte), che raffigura appunto il disco solare tra due montagne, simboleggiando la continuità della vita dopo la morte, destino del faraone sepolto nella piramide. Un effetto, però, che necessita anche della seconda piramide, quella del figlio di Cheope, Chepren, per realizzarsi. Dunque solo alla morte del padre questo faraone si sarebbe attribuito una parte del complesso raffigurante l'orizzonte di Cheope.
Un altro indizio che suffraga la nuova tesi è il fatto che il terreno in cui sorge la seconda piramide sia in posizione migliore rispetto a quello in cui sorge la prima, segno che, nella mente del progettista, lo spazio prima o poi sarebbe dovuto essere occupato da una struttura simile e complementare. Questa complementarità è confermata, ancora, dallo studio archeo- astronomico: infatti il giorno del solstizio d'inverno, il sole tramonta in allineamento dietro la seconda piramide se visto dalla zona del tempio alla base della prima.
C'è, infine, un altro elemento nuovo che gioca un ruolo fondamentale nella tesi. Esso riguarda l'interpretazione della skyline della piana di Giza, cioè ciò che si vede al-l'orizzonte della Piana se la si guarda dal sito in cui sorgeva Heliopo-lis, un importantissimo centro religioso solare ora inglobato nei sobborghi del Cairo. Accade infatti un fenomeno visivo curioso e spettacolare, sicuramente voluto: avvicinandosi ad Heliopolis le piramidi di Giza si sovrappongono alla vista l'una con l'altra, e alla fine la pur enorme mole della seconda piramide non risulta piu' visibile, perché coperta interamente dalla prima.
Perché, dunque, Chepren dovrebbe aver voluto che la sua piramide fosse invisibile dal luogo sacro al Sole? È più logico pensare che sia stato Cheope a voler realizzare questo «miraggio» in segno di rispetto per il tempio del sole di Heliopolis, considerato un vero e proprio ombelico del mondo egizio, un luogo associato alla creazione e alla cosmologia.
Un unico progetto per le due Piramidi. La prova: i raggi del Sole al tramonto
Volute da Cheope e Chepren nel 2.500 a.C., sorgono a Giza, luogo sacro del popolo egizio legato alla creazione
di Giulio Magli, Politecnico di Milano
Un nuovo studio condotto sulle basi dell'archeoastronomia getta una luce inedita sull'unica delle «sette meraviglie » dell'antichità giunta fino a noi: le piramidi di Giza, in Egitto. Le due grandi architetture abitualmente attribuite a Cheope e a suo figlio Chepren, costruite attorno al 2500 a.C., appartengono a un unico, grandioso progetto architettonico e non a due progetti concepiti successivamente, come invece finora si è sempre pensato. Le prove di questa tesi che non contraddice nulla di quanto è appurato già dagli egittologi, sono sia di ordine tecnico che simbolico. Esse sono connesse alle relazioni esistenti tra la geometria del complesso architettonico della Piana di Giza e i suoi allineamenti astronomici.
Le piramidi sono orientate ai punti cardinali quasi perfettamente, ma con una lieve differenza da attribuirsi alla tecnica con cui le stelle venivano osservate per determinare il nord, e che mostra come la «seconda piramide» sia stata progettata per prima. Oltre a legarsi alle «stelle imperiture » (come dicevano gli Egizi) del nord, Cheope però voleva dimostrare di essere «Figlio del Sole», quindi destinato alla vita eterna. E quale modo migliore per dimostrarlo se non farlo «dire» al Sole stesso? Accade infatti che le due grandi piramidi, se osservate dalla zona della Sfinge, il giorno del solstizio d'estate diano vita a un fenomeno spettacolare. Il Sole tramonta al centro tra i due monumenti formando e ricostruendo l'immagine del geroglifico Akhet (orizzonte), che raffigura appunto il disco solare tra due montagne, simboleggiando la continuità della vita dopo la morte, destino del faraone sepolto nella piramide. Un effetto, però, che necessita anche della seconda piramide, quella del figlio di Cheope, Chepren, per realizzarsi. Dunque solo alla morte del padre questo faraone si sarebbe attribuito una parte del complesso raffigurante l'orizzonte di Cheope.
Un altro indizio che suffraga la nuova tesi è il fatto che il terreno in cui sorge la seconda piramide sia in posizione migliore rispetto a quello in cui sorge la prima, segno che, nella mente del progettista, lo spazio prima o poi sarebbe dovuto essere occupato da una struttura simile e complementare. Questa complementarità è confermata, ancora, dallo studio archeo- astronomico: infatti il giorno del solstizio d'inverno, il sole tramonta in allineamento dietro la seconda piramide se visto dalla zona del tempio alla base della prima.
C'è, infine, un altro elemento nuovo che gioca un ruolo fondamentale nella tesi. Esso riguarda l'interpretazione della skyline della piana di Giza, cioè ciò che si vede al-l'orizzonte della Piana se la si guarda dal sito in cui sorgeva Heliopo-lis, un importantissimo centro religioso solare ora inglobato nei sobborghi del Cairo. Accade infatti un fenomeno visivo curioso e spettacolare, sicuramente voluto: avvicinandosi ad Heliopolis le piramidi di Giza si sovrappongono alla vista l'una con l'altra, e alla fine la pur enorme mole della seconda piramide non risulta piu' visibile, perché coperta interamente dalla prima.
Perché, dunque, Chepren dovrebbe aver voluto che la sua piramide fosse invisibile dal luogo sacro al Sole? È più logico pensare che sia stato Cheope a voler realizzare questo «miraggio» in segno di rispetto per il tempio del sole di Heliopolis, considerato un vero e proprio ombelico del mondo egizio, un luogo associato alla creazione e alla cosmologia.