La verità storica su Elena di Troia
BARBARA BRIGANTI
MERCOLEDÌ, 25 LUGLIO 2007 LA REPUBBLICA Cultura
UN SAGGIO RICOSTRUISCE IL PERSONAGGIO DELL´ILIADE
oggi possiamo immaginare come visse la Regina di sparta
L´autrice è divulgatrice culturale della bbc
Una delle immagini più celebri dell´Iliade raffigura Elena che, coperta da un velo scintillante, dall´alto delle Porte Scee fa planare lo sguardo sul campo di battaglia, stranamente ordinato e silenzioso. Achei e Troiani hanno deposto gli scudi, piantato le lance nel terreno e attendono severi ed incerti, incrociando le braccia. Una tregua nella decennale, tremenda carneficina, lascia il passo al duello tra i due uomini che si contendono la donna più bella del mondo. Sappiamo come andò a finire. È una visione quasi cinematografica: una panoramica a volo d´uccello sull´immenso esercito greco, il campo, le navi arenate sulla spiaggia, completata da rapide zoomate esplicative, ad uso del re Priamo, sugli eroi più famosi: Agamennone dal portamento regale, Ulisse basso, scuro e peloso come un montone, l´immenso Aiace. Di tutti loro sappiamo molto: quale sorte li aspetta al ritorno in patria, come finirà la loro avventura terrena. Conosciamo anche il destino di Troia e dei suoi abitanti. Di Elena invece, stranamente, sappiamo pochissimo e quel poco in maniera molto confusa e contraddittoria. È la storia, o se vogliamo il mito di Elena, principessa micenea del XII secolo a. C. che si è prefissa di raccontare una delle più famose divulgatrici culturali della BBC, Bettany Hughes (Elena di Troia, Dea Principessa, Puttana, Saggiatore, pagg. 511, euro 22).
Il problema di appurare se Elena è mai esistita fisicamente o se invece rappresenta solo un mito legato alla fertilità o alla primavera, è ininfluente. Grazie all´archeologia scientifica e ad una fortunata serie di scoperte fortuite avvenute nel corso del XX secolo, le conoscenze sulla Grecia micenea sono enormemente aumentate, per cui è ormai possibile ricostruire in maniera plausibile lo scenario in cui avrebbe potuto vivere una regina di Sparta.
Una principessa nata ed allevata in una reggia, un palazzo simile a quello di Pilo, un labirinto di edifici arroccati sulle scoscese colline del Peloponneso, con cortili, passaggi e scale che collegavano sale affrescate e scintillanti. Un edificio rigurgitante di tesori e di colori. La lettura delle tavolette in cuneiforme, provenienti da Hattusa, tramanda la portata dei doni che si scambiavano i re nell´Età del Bronzo: forzieri letteralmente pieni d´oro, avorio, vasellame dipinto, armi, tessuti ricamati e pelli di animali. Elena viveva in palazzi dove una folla di schiave, soldati e servi si muoveva continuamente al servizio dei sovrani, dove la regina e le sue ancelle ricoprivano un ruolo non solo di gestione della casa ma anche politico e di rappresentanza. Regina e ancelle erano giovani, quasi bambine. A dodici anni una fanciulla era sessualmente matura e pronta per le nozze, a venticinque poteva già essere nonna, se non era già morta prima stroncata da innumerevoli parti. Hanno al massimo ventisei anni le donne i cui corpi sono stati ritrovati sotto le macerie di Creta e di Thera.
Un´adolescente già in grado di gestire una casa e che spesso era usata come merce di scambio e ostaggio politico. Una quantità imprecisabile di principesse greche venne spedita oltremare nelle corti orientali, presso gli ittiti, gli urriti, gli egizi. Forse alla fonte del mito di Elena c´è una, o molte, storie del genere.
Una fanciulla snella e sinuosa, con folti capelli che faceva crescere solo una volta sposata. E non necessariamente mora. A Thera gli affreschi che documentano la rituale raccolta dello zafferano mostrano anche una ragazza bionda, con occhi chiari. Probabilmente una rarità e per questo tanto più pregiata. Sempre negli affreschi di Thera vediamo gioielli e abiti multicolori. Il peplo, i veli informi e fluttuanti che immaginiamo per abitudine, non erano affatto il costume del periodo. Le donne, pesantemente truccate e ingioiellate, portavano gonne a balze colorate e corpetti attillati che svelavano il seno. I tessuti di lino, lievi e trasparenti erano resi lucidi da numerose immersioni nell´olio d´oliva, i vivaci colori si ottenevano con tinture vegetali, lo zafferano, l´indaco, o da quella porpora che fece la fortuna dei Fenici.
Col tempo, la piccola principessa sarebbe diventata una madre di famiglia potente, come Clitennestra o Penelope, in grado di sostituirsi al re in caso di bisogno; una sacerdotessa, incaricata della gestione degli affari religiosi dello stato. Talvolta - ahimè povera Ifigenia - una vittima sacrificale.
Tutto questo, e molto ancora, fu sicuramente Elena, la donna per cui due mondi entrarono in guerra, la prima inconsapevole causa dell´infinito scontro che da millenni oppone l´oriente e l´occidente.
BARBARA BRIGANTI
MERCOLEDÌ, 25 LUGLIO 2007 LA REPUBBLICA Cultura
UN SAGGIO RICOSTRUISCE IL PERSONAGGIO DELL´ILIADE
oggi possiamo immaginare come visse la Regina di sparta
L´autrice è divulgatrice culturale della bbc
Una delle immagini più celebri dell´Iliade raffigura Elena che, coperta da un velo scintillante, dall´alto delle Porte Scee fa planare lo sguardo sul campo di battaglia, stranamente ordinato e silenzioso. Achei e Troiani hanno deposto gli scudi, piantato le lance nel terreno e attendono severi ed incerti, incrociando le braccia. Una tregua nella decennale, tremenda carneficina, lascia il passo al duello tra i due uomini che si contendono la donna più bella del mondo. Sappiamo come andò a finire. È una visione quasi cinematografica: una panoramica a volo d´uccello sull´immenso esercito greco, il campo, le navi arenate sulla spiaggia, completata da rapide zoomate esplicative, ad uso del re Priamo, sugli eroi più famosi: Agamennone dal portamento regale, Ulisse basso, scuro e peloso come un montone, l´immenso Aiace. Di tutti loro sappiamo molto: quale sorte li aspetta al ritorno in patria, come finirà la loro avventura terrena. Conosciamo anche il destino di Troia e dei suoi abitanti. Di Elena invece, stranamente, sappiamo pochissimo e quel poco in maniera molto confusa e contraddittoria. È la storia, o se vogliamo il mito di Elena, principessa micenea del XII secolo a. C. che si è prefissa di raccontare una delle più famose divulgatrici culturali della BBC, Bettany Hughes (Elena di Troia, Dea Principessa, Puttana, Saggiatore, pagg. 511, euro 22).
Il problema di appurare se Elena è mai esistita fisicamente o se invece rappresenta solo un mito legato alla fertilità o alla primavera, è ininfluente. Grazie all´archeologia scientifica e ad una fortunata serie di scoperte fortuite avvenute nel corso del XX secolo, le conoscenze sulla Grecia micenea sono enormemente aumentate, per cui è ormai possibile ricostruire in maniera plausibile lo scenario in cui avrebbe potuto vivere una regina di Sparta.
Una principessa nata ed allevata in una reggia, un palazzo simile a quello di Pilo, un labirinto di edifici arroccati sulle scoscese colline del Peloponneso, con cortili, passaggi e scale che collegavano sale affrescate e scintillanti. Un edificio rigurgitante di tesori e di colori. La lettura delle tavolette in cuneiforme, provenienti da Hattusa, tramanda la portata dei doni che si scambiavano i re nell´Età del Bronzo: forzieri letteralmente pieni d´oro, avorio, vasellame dipinto, armi, tessuti ricamati e pelli di animali. Elena viveva in palazzi dove una folla di schiave, soldati e servi si muoveva continuamente al servizio dei sovrani, dove la regina e le sue ancelle ricoprivano un ruolo non solo di gestione della casa ma anche politico e di rappresentanza. Regina e ancelle erano giovani, quasi bambine. A dodici anni una fanciulla era sessualmente matura e pronta per le nozze, a venticinque poteva già essere nonna, se non era già morta prima stroncata da innumerevoli parti. Hanno al massimo ventisei anni le donne i cui corpi sono stati ritrovati sotto le macerie di Creta e di Thera.
Un´adolescente già in grado di gestire una casa e che spesso era usata come merce di scambio e ostaggio politico. Una quantità imprecisabile di principesse greche venne spedita oltremare nelle corti orientali, presso gli ittiti, gli urriti, gli egizi. Forse alla fonte del mito di Elena c´è una, o molte, storie del genere.
Una fanciulla snella e sinuosa, con folti capelli che faceva crescere solo una volta sposata. E non necessariamente mora. A Thera gli affreschi che documentano la rituale raccolta dello zafferano mostrano anche una ragazza bionda, con occhi chiari. Probabilmente una rarità e per questo tanto più pregiata. Sempre negli affreschi di Thera vediamo gioielli e abiti multicolori. Il peplo, i veli informi e fluttuanti che immaginiamo per abitudine, non erano affatto il costume del periodo. Le donne, pesantemente truccate e ingioiellate, portavano gonne a balze colorate e corpetti attillati che svelavano il seno. I tessuti di lino, lievi e trasparenti erano resi lucidi da numerose immersioni nell´olio d´oliva, i vivaci colori si ottenevano con tinture vegetali, lo zafferano, l´indaco, o da quella porpora che fece la fortuna dei Fenici.
Col tempo, la piccola principessa sarebbe diventata una madre di famiglia potente, come Clitennestra o Penelope, in grado di sostituirsi al re in caso di bisogno; una sacerdotessa, incaricata della gestione degli affari religiosi dello stato. Talvolta - ahimè povera Ifigenia - una vittima sacrificale.
Tutto questo, e molto ancora, fu sicuramente Elena, la donna per cui due mondi entrarono in guerra, la prima inconsapevole causa dell´infinito scontro che da millenni oppone l´oriente e l´occidente.