L'Arena, Lunedì 5 Maggio 2008
IN LIBRERIA. NE «LA FIGLIA DELL’ERETICO» UN PROCESSO PER STREGONERIA NEL NEW ENGLAND
Affresco di vita del ’600: superstizione e streghe
Grazia Giordani
Chi ama storie metafisiche, popolate da diavoli e streghe, certamente proverà interesse per La figlia dell'eretica di Kathleen Kent (Titolo originale: "The Heretic's Daughter, pp.321, euro 17,60) che Longanesi porta in Italia, puntualmente tradotto da Laura Cangemi. L'originalità dell'opera consiste soprattutto nel fatto che l'autrice che attualmente vive a Dallas - con un passato negli affari prima, nel settore commerciale poi, dal 1991 nel dipartimento americano della Difesa in Russia - è diretta discendente di Martha Carrier, una delle prime donne processate a Salem, nel 1692, con l'accusa di stregoneria. Confortata da racconti familiari, tramandati di generazione in generazione, con abili suture letterarie, rimaneggiando il materiale strettamente storico, la Kent è riuscita a proporci un affresco di vita seicentesca, popolata da sospetti e superstizioni, espresso in prosa venata di lirico verismo.
"Martha Carrier - precisa la scrittrice, a proposito della sua eroina del romanzo - venne impiccata il 19 agosto del 1692 a causa del suo ostinato rifiuto a confessare di essere una strega, vittima consapevole forse del proprio feroce orgoglio, ma nello stesso tempo l'unica in tutto il New England a saper tener testa ai giudici non solo per sostenere la propria innocenza, ma anche per rimproverarli di 'dare credito a gente senza sale in zucca', piuttosto che ai fatti".
Voce narrante è Sara, figlia di Martha, personaggio deciso e coraggioso almeno quanto quello della madre, donna ironica e tagliente. L'atteggiamento persecutorio che si innesca nei confronti di tutti i familiari, all'inizio considerati quasi degli untori a causa del vaiolo che imperversava all'epoca, è incorniciato dentro il terso ritratto di una vita semplice e dura, ritmata dal passaggio delle stagioni, descritte con mano realista, tanto che percepiamo il profumo dell'estate e il rigore dell'inverno a fianco dei protagonisti, vittime di un bieco oscurantismo. Il New England puritano seicentesco esce a tutto tondo da queste pagine che godono della primizia editoriale italiana, visto che negli Stati Uniti non sono ancora state pubblicate.
Frutto di un intreccio fra documenti storici e finzione narrativa, la Kent ci offre uno spicchio di passato, trafitto da luttuosi bagliori, ancora capace di stupirci.
IN LIBRERIA. NE «LA FIGLIA DELL’ERETICO» UN PROCESSO PER STREGONERIA NEL NEW ENGLAND
Affresco di vita del ’600: superstizione e streghe
Grazia Giordani
Chi ama storie metafisiche, popolate da diavoli e streghe, certamente proverà interesse per La figlia dell'eretica di Kathleen Kent (Titolo originale: "The Heretic's Daughter, pp.321, euro 17,60) che Longanesi porta in Italia, puntualmente tradotto da Laura Cangemi. L'originalità dell'opera consiste soprattutto nel fatto che l'autrice che attualmente vive a Dallas - con un passato negli affari prima, nel settore commerciale poi, dal 1991 nel dipartimento americano della Difesa in Russia - è diretta discendente di Martha Carrier, una delle prime donne processate a Salem, nel 1692, con l'accusa di stregoneria. Confortata da racconti familiari, tramandati di generazione in generazione, con abili suture letterarie, rimaneggiando il materiale strettamente storico, la Kent è riuscita a proporci un affresco di vita seicentesca, popolata da sospetti e superstizioni, espresso in prosa venata di lirico verismo.
"Martha Carrier - precisa la scrittrice, a proposito della sua eroina del romanzo - venne impiccata il 19 agosto del 1692 a causa del suo ostinato rifiuto a confessare di essere una strega, vittima consapevole forse del proprio feroce orgoglio, ma nello stesso tempo l'unica in tutto il New England a saper tener testa ai giudici non solo per sostenere la propria innocenza, ma anche per rimproverarli di 'dare credito a gente senza sale in zucca', piuttosto che ai fatti".
Voce narrante è Sara, figlia di Martha, personaggio deciso e coraggioso almeno quanto quello della madre, donna ironica e tagliente. L'atteggiamento persecutorio che si innesca nei confronti di tutti i familiari, all'inizio considerati quasi degli untori a causa del vaiolo che imperversava all'epoca, è incorniciato dentro il terso ritratto di una vita semplice e dura, ritmata dal passaggio delle stagioni, descritte con mano realista, tanto che percepiamo il profumo dell'estate e il rigore dell'inverno a fianco dei protagonisti, vittime di un bieco oscurantismo. Il New England puritano seicentesco esce a tutto tondo da queste pagine che godono della primizia editoriale italiana, visto che negli Stati Uniti non sono ancora state pubblicate.
Frutto di un intreccio fra documenti storici e finzione narrativa, la Kent ci offre uno spicchio di passato, trafitto da luttuosi bagliori, ancora capace di stupirci.