Terra 16.4.09
Scompare Franco Volpi raffinato maestro di filosofia
di Livia Profeti
Il filosofo italiano Franco Volpi si è spento ieri all’ospedale di Vicenza, dove era ricoverato da martedì dopo essere stato travolto da un’auto mentre era in sella alla sua amata bicicletta. La Procura ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di omicidio colposo nei confronti dell’automobilista che lo ha investito.
Nato a Vicenza nel 1952, ordinario di storia della filosofia all'università di Padova, con la sua prematura scomparsa l’Italia perde uno dei suoi intellettuali più stimati, tra i maggiori studiosi della filosofia tedesca e di quella di Martin Heidegger in particolare, al cui archivio privato, gelosamente custodito dal figlio Hermann, era tra i pochi a poter accedere in qualità di referente per l’Italia. Apprezzato a livello internazionale, era stato Visiting professor nelle università di Quèbec in Canada e di Poitiers e Nizza in Francia, esordendo nel 1976 con una saggio sulla formazione filosofica giovanile di Heidegger, del quale sarebbe poi divenuto anche il principale traduttore italiano. Da allora le sue pubblicazioni non si contano. Tra le più diffuse, per Laterza, un volume della Storia della Filosofia nel 1991 e nel 1997 Guida a Heidegger, strumento imprescindibile per chi vuole accostarsi al pensiero e all’influsso del filosofo tedesco. Per Volpi Heidegger era stato il più grande filosofo dello scorso secolo nonostante si fosse compromesso con il nazismo. Compromissione che lo studioso giustificò sempre sostenendo che le scelte politiche atroci del pensatore tedesco non diminuissero la grandezza della sua filosofia. Tra i più importanti curatori di Adelphi, per questa casa editrice ha tradotto nel 2007 Contributi alla filosofia, l’opera intrisa un’aurea mistica ed esoterica che Heidegger scrisse tra il 1936 ed il ’38, sull’orlo di una drammatica crisi personale. Una traduzione difficilissima, che forse solo Volpi poteva affrontare, portando a termine un lavoro impeccabile denso di note e apparati.
Collaboratore del quotidiano la Repubblica, il tono calibrato dei suoi articoli non lasciava trapelare gli aspetti personali che invece emergevano nei tanti dibattiti accademici e divulgativi ai quali partecipava: l’aspetto timidamente giovanile, la simpatica intonazione della voce, l’inquieta gestualità con la quale esponeva vivacemente le sue tesi, la capacità di argomentare velocemente il pensiero. Qualità che, unite al rigore filosofico e filologico ed alle ampissime conoscenze, non potevano non suscitare ammirazione anche in chi, come chi scrive, a volte non ne condivideva le posizioni. Per triste ironia della sorte, è proprio l’ultimo dei suoi articoli uscito venerdì scorso a rappresentarlo più fedelmente degli altri, forse perché questa volta Volpi, commentando criticamente l’attacco frontale sferrato a Nietzsche da Benedetto XVI nell’omelia del giorno precedente, non affrontava il gelido filosofo dell’“essere per la morte” ma quello della “morte di Dio”: Nietzsche «il distruttore della ragione, il maestro dell´irrazionale».
In questo articolo era più facile, per chi aveva avuto l’occasione di conoscere Volpi di persona, sovrapporre l’immagine dell’uomo alle parole lette: un maggiore calore, una sottile ribellione alla “scomunica” papale in difesa di chi, come lui, aveva dedicato la vita a cose tanto impalpabili e gigantesche quanto oggi berlusconiamente bistrattate, come la cultura e la filosofia. O forse perché, come ha scritto Antonio Gnoli che con lui ha collaborato in molte occasioni, lo accumunava a Nietzsche l’insofferenza per certi ambienti universitari angusti e immobili. Un’affinità celata che, pensiamo oggi con dispiacere, forse gli sarebbe gli stato felice approfondire.
Scompare Franco Volpi raffinato maestro di filosofia
di Livia Profeti
Il filosofo italiano Franco Volpi si è spento ieri all’ospedale di Vicenza, dove era ricoverato da martedì dopo essere stato travolto da un’auto mentre era in sella alla sua amata bicicletta. La Procura ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di omicidio colposo nei confronti dell’automobilista che lo ha investito.
Nato a Vicenza nel 1952, ordinario di storia della filosofia all'università di Padova, con la sua prematura scomparsa l’Italia perde uno dei suoi intellettuali più stimati, tra i maggiori studiosi della filosofia tedesca e di quella di Martin Heidegger in particolare, al cui archivio privato, gelosamente custodito dal figlio Hermann, era tra i pochi a poter accedere in qualità di referente per l’Italia. Apprezzato a livello internazionale, era stato Visiting professor nelle università di Quèbec in Canada e di Poitiers e Nizza in Francia, esordendo nel 1976 con una saggio sulla formazione filosofica giovanile di Heidegger, del quale sarebbe poi divenuto anche il principale traduttore italiano. Da allora le sue pubblicazioni non si contano. Tra le più diffuse, per Laterza, un volume della Storia della Filosofia nel 1991 e nel 1997 Guida a Heidegger, strumento imprescindibile per chi vuole accostarsi al pensiero e all’influsso del filosofo tedesco. Per Volpi Heidegger era stato il più grande filosofo dello scorso secolo nonostante si fosse compromesso con il nazismo. Compromissione che lo studioso giustificò sempre sostenendo che le scelte politiche atroci del pensatore tedesco non diminuissero la grandezza della sua filosofia. Tra i più importanti curatori di Adelphi, per questa casa editrice ha tradotto nel 2007 Contributi alla filosofia, l’opera intrisa un’aurea mistica ed esoterica che Heidegger scrisse tra il 1936 ed il ’38, sull’orlo di una drammatica crisi personale. Una traduzione difficilissima, che forse solo Volpi poteva affrontare, portando a termine un lavoro impeccabile denso di note e apparati.
Collaboratore del quotidiano la Repubblica, il tono calibrato dei suoi articoli non lasciava trapelare gli aspetti personali che invece emergevano nei tanti dibattiti accademici e divulgativi ai quali partecipava: l’aspetto timidamente giovanile, la simpatica intonazione della voce, l’inquieta gestualità con la quale esponeva vivacemente le sue tesi, la capacità di argomentare velocemente il pensiero. Qualità che, unite al rigore filosofico e filologico ed alle ampissime conoscenze, non potevano non suscitare ammirazione anche in chi, come chi scrive, a volte non ne condivideva le posizioni. Per triste ironia della sorte, è proprio l’ultimo dei suoi articoli uscito venerdì scorso a rappresentarlo più fedelmente degli altri, forse perché questa volta Volpi, commentando criticamente l’attacco frontale sferrato a Nietzsche da Benedetto XVI nell’omelia del giorno precedente, non affrontava il gelido filosofo dell’“essere per la morte” ma quello della “morte di Dio”: Nietzsche «il distruttore della ragione, il maestro dell´irrazionale».
In questo articolo era più facile, per chi aveva avuto l’occasione di conoscere Volpi di persona, sovrapporre l’immagine dell’uomo alle parole lette: un maggiore calore, una sottile ribellione alla “scomunica” papale in difesa di chi, come lui, aveva dedicato la vita a cose tanto impalpabili e gigantesche quanto oggi berlusconiamente bistrattate, come la cultura e la filosofia. O forse perché, come ha scritto Antonio Gnoli che con lui ha collaborato in molte occasioni, lo accumunava a Nietzsche l’insofferenza per certi ambienti universitari angusti e immobili. Un’affinità celata che, pensiamo oggi con dispiacere, forse gli sarebbe gli stato felice approfondire.