La religione dei Rus' di Kiev (X secolo - XIII secolo). "Paganesimo cristianizzato o cristianesimo folklorizzato?"
La religion des Rus’ de Kiev (xe-mil. xiiie siècle). « Paganisme christianisé ou christianisme folklorisé ? »
Jean-Pierre Arrignon
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"Se si cerca di definire esattamente la religione della massa dei Polacchi intorno al 1200, l'espressione di paganesimo cristianizzato sembrerà infine meno adeguata di quella di cristianesimo folklorizzato da intendersi come un insieme strutturato ed attivo che associa le esigenze della chiesa alle credenze e alle pratiche che interpretavano il mondo e l'uomo da sempre", così si esprime Hervé Martin in conclusione del suo capitolo dedicato alla conversione dei paesi slavi (Polonia e Boemia) dalla metà del X secolo alla metà del XII secolo, un'acculturazione riuscita? È possibile estendere questa conclusione alla Rus' di Kiev, il cui principe Vladimir e i suoi abitanti si sono convertiti al cristianesimo nel 988-989? È ciò che esamineremo utilizzando una fonte particolare, le risposte di Nifont, vescovo di Novgorod, alle domande di Kirik, Sava e Ilja. Presenteremo innanzitutto l'opera e i suoi autori, quindi le necessarie e difficili adattamenti delle abitudini pagane alle esigenze cristiane, infine le particolarità della doppia fede/dvoevere e della diglossia.
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Nifont, che è diventato vescovo di Novgorod il 1º gennaio 1131 e vi rimase fino alla sua morte il 21 aprile 1156, era un monaco del monastero delle Grotte di Kiev quando fu inviato, già consacrato, a occupare la sede vescovile di Novgorod, vacante dopo le dimissioni di Jean Pop’ian. Nifont, probabilmente di origine russa, conosceva non solo il greco, ma anche le usanze in vigore presso la sede patriarcale di Costantinopoli. La sua posizione filogreca lo oppose alla nomina di Clemente di Smolensk (27 luglio 1147-inizio del 1155) alla sede metropolitana di Kiev e al suo sostenitore, il principe di Kiev Izjaslav Mstislavic8 (1146-1154), e lo avvicinò invece al principe di Suzdal, poi principe di Kiev, Iurij Dolgorouki9 (1090-15 maggio 1157). Nominato all'importante sede vescovile della Rus' settentrionale, aveva il compito di diffondere gli usi e spiegare i simboli della liturgia in uso nella Rus' di Kiev10. Quest'ultima prende naturalmente le sue fonti nella liturgia della Grande Chiesa di Costantinopoli, quella di san Giovanni Crisostomo che si era imposta a Costantinopoli fin dal IX secolo, diffusa dai metropoliti greci che occupavano la sede metropolitana di Kiev, ma anche nella liturgia del monastero dello Studion, introdotta in Rus' contemporaneamente alla regola omonima, presso il Monastero delle Grotte di Kiev, intorno al 105112. Quest'ultima si impose nella Rus' di Kiev tra l'XI e il XIV secolo, come dimostrano i numerosi manoscritti slavi conservati di questa regola e di numerose altre opere dell'XI e del XII secolo, tra cui le "Risposte alle domande di Kirik, Sabas ed Elia" del vescovo Nifont di Novgorod. Quest'ultimo era un letterato, sebbene il termine di kniznik non gli venisse conferito, profondamente radicato nell'eredità delle Grotte di Teodosio e nella comunione con la sede patriarcale di Costantinopoli. Le risposte che darà alle domande del suo segretario Kirik e di Sabas ed Elia si inseriscono in questa doppia eredità.
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Nel testo si parla di due altri chierici, Sabas e Ilja, che rivolgono le loro domande a Nifont, ma di cui si conosce purtroppo molto meno, almeno per quanto riguarda il primo. Sabas, che il padre Marichal vedeva come un prete sposato, potrebbe essere stato solo un monaco, mentre per Ilja si ritiene che sia stato il primo vescovo a portare il titolo di arcivescovo di Novgorod (28-03-1165 - 7-09-1186). Per fermare le distruzioni causate dagli incendi, costruì conventi e diverse chiese in pietra, tra cui quella dedicata ai martiri Boris e Gleb nel 1173. Egli era un vescovo colto, autore di un'istruzione (Poucenie) composta per la prima domenica di Quaresima e di un breve editto, redatto insieme al vescovo di Belgorod e datato 1166, probabilmente a seguito del sinodo annuale della diocesi su varie questioni ecclesiastiche. La sua Istruzione non deve essere confusa con un sermone morale, ma si presenta come una sorta di schema delle ordinanze disciplinari più urgenti, vestito in forma di sermoni. Si noti che i suoi temi si sovrappongono a quelli menzionati da Kirik/Nifont, che lo cita esplicitamente e che, come lui, era molto attento alla salvaguardia dell'ortodossia della giovane chiesa della Rus'.
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Le Risposte dell'Arcivescovo Nifont ci rivelano le difficoltà incontrate dai chierici di questa giovane Chiesa nella loro ardua missione di cristianizzazione della società della Rus', al fine di integrare questa Chiesa all'interno dell'oikouménè bizantino sia per la sua rigore dottrinale che per la pratica sacramentale, che nel suo confronto con la Chiesa latina e con la sopravvivenza delle pratiche pagane. Questo è ciò che testimoniano i grandi temi che costituiscono la struttura delle Risposte dell'Arcivescovo di Novgorod.