venerdì 25 ottobre 2013

Nikolaj K. Roerich. In Excelsis. . I valichi del cielo

Nell’ottobre del 1874 nasceva Roerich;
ecco una breve intervista a Curzio Vivarelli co-curatore del libro
In excelsis. I valichi del cielo

Professor Vivarelli, Lei ha curato per le Edizioni di Ar – con Anna K. Valerio – il bel volume che raccoglie le vedute himalayane di Nikolaj K. Roerich, In excelsis. I valichi del cielo. Nato nell’ottobre del 1874 a San Pietroburgo, Roerich ha svolto la sua attività in vari settori; è stato infatti pittore, antropologo, diplomatico, archeologo, poeta, scenografo e costumista. Perché le Edizioni di Ar hanno scelto la pittura per documentare la sapienza di quest’uomo straordinario?

Scorrendo la bibliografia del Roerich, e non certo solo quella recente, mi accorgevo che poco o nulla della sua gigantesca opera figurativa, che consta pare di oltre 7000 quadri, vi era di stampato in Italia. E ciò è vieppiù curioso in quanto la nostra monumentale Enciclopedia Italiana, già nella prima edizione (dal ’29 al ’37), riportava una voce a lui dedicata, descrittiva della sua opera pittorica e corredata pure dell’immagine in bianco e nero d’un famoso quadro himalayano, quello nel quale il cavaliere in procinto di partire si volta verso tre giovani donne che attingono l’acqua dal pozzo di un piccolo villaggio. E nel lontano 1924, un volumetto oggi quasi introvabile, una antologia di poeti russi contemporanei tradotti nella nostra lingua, riportava alcune composizioni poetiche del pittore, presentato dalla traduttrice come il “Tagore” russo. Da notare che il numero di pagine a lui dedicate era superiore rispetto a quelle riservate a Majakowskij. A parte queste due fonti, mi sembra che, nell’inquieta ma viva Italia del secondo anteguerra, il nome di un Roerich, che già ha attinto la fama negli Stati Uniti, venga per il grande pubblico diffuso solo dal bellissimo articolo di Evola apparso tanto sulla rivista del CAI che sul Corriere Padano. Certo, ai russisti, e fra questi al loro principe di quegli anni, il Lo Gatto, a esploratori e archeologi come il Tucci, ad alpinisti-scrittori come Rudatis, il Roerich era ben noto, ma ciò per il fatto di aver essi avuto la possibilità di attingere alla stampa estera. Ricordo peraltro che Evola, che non aveva trascurato di segnalarne ai lettori anche l’opera poetica, aveva corredato lo scritto sull’organo del CAI con sei riproduzioni in bianco e nero di quadri himalayani del pittore russo ed è noto che sulle pareti della propria casa romana aveva appeso riproduzioni a colori di tavole roerichiane, che si componevano con effetto estetico non banale alle tele di arte astratta da lui dipinte.
Per arrivare poi allo specifico della sua domanda vi è un antefatto da raccontare. Qualche tempo addietro, avevo tenuto una conferenza su Roerich in un piccolo circolo culturale e avevo voluto inviare copia del testo al Museo omonimo di Mosca. Senza presumere nulla, ricevevo tempo dopo un dono del tutto inatteso. Era il grande catalogo del Museo stesso. E’ stato breve, di lì, il passo che ci ha portati a maturare l’intenzione di offrire al lettore-contemplatore italiano il primo libro con una scelta ampia e inedita di dipinti roerichiani. Vediamo ora se vi sia chi, nel panorama editoriale nostrano, vorrà seguire questa strada e vorrà proporre al lettore italofono un’antologia della sua opera poetica, che ha, spesso, luoghi di notevole bellezza.


Ricordo che, nel corso di una conversazione in libreria, a un lettore che elogiava In excelsis come un testo da meditazione, l’Editore Franco Giorgio Freda ne parlava invece come di un testo da contemplazione. Questa sottile distinzione la si può collegare a quello che è il tema di fondo della pittura di Roerich, riconosciuto sin dagli anni ’30 da Evola: le ‘altezze’ (cfr. ‘Un’arte delle altezze: Nicola Roerich’, in I testi del Corriere Padano, Ar 2002)?

Un complimento al bravo ‘lettore’ (l’editore di un’opera ne è, infatti, il primo lettore) che è arrivato a intuire l’”intenzion dell’opera”. Che è, semplicemente, di invitare alla contemplazione di immagini che evocano altezza, purità, bellezza, perennità.



La casa editrice ha lasciato davvero poco spazio alle ‘parole’ in questo volume: a comporre l’opera ci sono quasi esclusivamente le più di duecento immagini scelte da Lei e da Anna K. Valerio. Tra le poche parole ce n’è una che risalta, però, con eccezionale vigore: bellezza. Cos’è il ‘bello’ nelle visioni di Roerich?

Non mi sembra davvero indispensabile affastellare un dotto saggio di letteratura per ammirare e far ammirare le superbe altezze e gl’interminati spazi offertici dal genio del pittore russo. Non è nel volume esplicita al massimo grado quella fusione di bellezza e semplicità che rende superflua ogni riga scritta? Abbiamo proprio deciso, in sede di curatela, Anna K. Valerio, l’Editore e io, di interrompere per un istante la tradizione erudita del saggio, che ora, pure in campo estetico, si vuole ‘scientifico’.
Quanto al bello, in Roerich, esso è oggettivato (schopenhauerianamente, vorrei dire) nei culmini folgorati dal candore di ghiacciai perenni e dalle trasparenze abissali di cieli lontani. Oltre non so dire, a parte quanto mi è capitato di vedere: a due fanciulli che conosco, in città diverse, era arrivata in mano una copia dello In excelsis dei loro genitori. Entrambi i fanciulli avevano voluto, spontaneamente, riprodurre con matite, pennelli e colori dei quadri che erano parsi loro suggestivi. E, devo dire, nell’uno e nell’altro caso, con almeno un effetto interessante: né banale né puerile.

A cura di Pietro Carini
(ottobre 2013)





Nikolaj K. Roerich. In Excelsis. Questo testo raccoglie le meravigliose vedute himalayane del celebre artista russo Nicolaj Roerich. Edizioni di Ar. Edizione in 250 esemplari; 237 illustrazioni a colori su carta patinata lucida gr. 115; copertina cartonata con rivestimento in tela e impressioni in oro sul piatto anteriore e sul dorso; sovracopertina a colori su carta patinata plastificata di gr. 170; Edizioni di Ar, 2011. Euro 60,00