La Repubblica 2.2.09
Ripubblicate alcune testate del regime La comunità ebraica insorge: propaganda
Torna la stampa nazi la Germania si divide sui giornali di Hitler
di Andrea Tarquini
BERLINO. La ristampa dei media nazisti di quando Hitler dette la scalata al potere spacca la Germania. E ancora una volta, il passato del Terzo Reich divide la prima potenza europea. L´editore Peter McGee ha lanciato sul mercato Zeitungszeugen, una serie di fascicoli settimanali su quell´epoca con annesse ristampe del Voelkischer Beobachter e di Der Angriff, le massime testate dei nazionalsocialisti, ma anche di giornali della Spd e del Partito comunista tedesco. Tutto accompagnato da commenti di storici scevri da ogni sospetto di revisionismo, per narrare e documentare il clima di guerra civile. Ma le autorità bavaresi, competenti in materia, hanno vietato la pubblicazione. Che è uscita con sovraimpresso come un timbro "Censurata". McGee non demorde, adisce alle vie legali. Media e opinione pubblica si dividono: la comunità ebraica è per il divieto, storici dell´autorevolezza del celebre Hans Mommsen, vicino alla Socialdemocrazia, sono contrari. E non pochi denunciano il rischio di aprire volenti o nolenti, col divieto, uno spazio al principio della censura.
«Il progetto che io guido è una cosa seria, non un trucco per offrire propaganda ai neonazisti», dice McGee. Che offre ai potenziali lettori anche buoni per poi acquistare gratis le ristampe dei giornali dell´epoca (tra il 1930 e il 1933), nel caso in cui egli come spera si vedrà dare ragione dalla giustizia. Sul lato opposto della barricata è schierata la comunità ebraica. Secondo cui la ristampa apre il rischio di offrire materiale di propaganda ai gruppi neonazisti e a ogni corrente di un antisemitismo che secondo gli ebrei tedeschi è «in allarmante crescita». «No, non è propaganda, è serio contenuto storico commentato a dovere», replica Hans Mommsen. E accusa il segretario generale del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi, Kramer, di «non capirci nulla».
Come andrà a finire? Il pubblico, di uno schieramento o dell´altro, attende con ansia di saperlo. Un compromesso è difficile, anche per ragioni giuridiche. Dopo la vittoria della coalizione antinazista degli Alleati contro l´Asse, le autorità liberatrici- (e amministratori occupanti) americane affidarono al ministero delle Finanze dello Stato di Baviera, uno dei Bundeslaender della Repubblica federale. La competenza per tutta la parte libera della Germania sui copyright su ogni testo nazista affidandogli il compito-dovere di impedirne ogni abuso a fini di propaganda nostalgica. Con serietà inflessibile tipicamente tedesca, le autorità bavaresi hanno immediatamente bloccato dunque la ristampa dei testi da parte di McGee.
Chi ha ragione? La domanda spacca trasversalmente media, partiti e società in Germania. Certo, qualcuno sospetta che sotto sotto il signor McGee veda nella ristampa di giornali nazisti dell´epoca anche fini di lucro: "NS sells", scherzava ieri Welt am Sonntag, cioè "il nazismo si vende bene". Normale per un editore. La tesi è la seguente: non solo lettori aderenti alla galassia neonazista o di ultradestra, ma anche altre parti del pubblico possono subire il fascino del frutto proibito. Cioè appunto di comprare ristampe di testi che dal dopoguerra sono assolutamente vietati.
Insomma, il partito del no sostiene che non sia indispensabile a fini di ricerca storica ristampare quelle testate naziste di allora, specie a fronte del rischio di fare un favore ai neonazisti. Ma il partito del sì ha anche i suoi argomenti. Esperti della fama dello stesso Hans Mommsen, di Wolfgang Benz o di Peter Longerich difendono il valore storico del progetto editoriale di McGee. Gli storici democratici e liberalconservatori tedeschi sperano che, se McGee la spunterà, si rafforzerà la loro richiesta respinta da anni, di pubblicare in Germania il Mein Kampf come edizione critica adeguatamente commentata. Insomma secondo loro il diritto all´informazione deve far premio sul rigore etico a tutti i costi della censura. La seconda guerra mondiale è finita da oltre 60 anni, la guerra delle ristampe continua.
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commento:
la censura non serve a niente, anzi prova un interesse morboso per le cose che vengono censurate. Se uno stato e/o una società fosse in grado di essere di sostegno alla formazione della visione del mondo delle persone... non vi sarebbe la necessità di vietare nulla.
Tutti hanno il diritto di formarsi il loro giudizio sui documenti originali. I 2000 anni di monoteismo hanno dimostrato cosa possa generare il lasciare ad alcune persone il diritto di interpretare i testi.
Ripubblicate alcune testate del regime La comunità ebraica insorge: propaganda
Torna la stampa nazi la Germania si divide sui giornali di Hitler
di Andrea Tarquini
BERLINO. La ristampa dei media nazisti di quando Hitler dette la scalata al potere spacca la Germania. E ancora una volta, il passato del Terzo Reich divide la prima potenza europea. L´editore Peter McGee ha lanciato sul mercato Zeitungszeugen, una serie di fascicoli settimanali su quell´epoca con annesse ristampe del Voelkischer Beobachter e di Der Angriff, le massime testate dei nazionalsocialisti, ma anche di giornali della Spd e del Partito comunista tedesco. Tutto accompagnato da commenti di storici scevri da ogni sospetto di revisionismo, per narrare e documentare il clima di guerra civile. Ma le autorità bavaresi, competenti in materia, hanno vietato la pubblicazione. Che è uscita con sovraimpresso come un timbro "Censurata". McGee non demorde, adisce alle vie legali. Media e opinione pubblica si dividono: la comunità ebraica è per il divieto, storici dell´autorevolezza del celebre Hans Mommsen, vicino alla Socialdemocrazia, sono contrari. E non pochi denunciano il rischio di aprire volenti o nolenti, col divieto, uno spazio al principio della censura.
«Il progetto che io guido è una cosa seria, non un trucco per offrire propaganda ai neonazisti», dice McGee. Che offre ai potenziali lettori anche buoni per poi acquistare gratis le ristampe dei giornali dell´epoca (tra il 1930 e il 1933), nel caso in cui egli come spera si vedrà dare ragione dalla giustizia. Sul lato opposto della barricata è schierata la comunità ebraica. Secondo cui la ristampa apre il rischio di offrire materiale di propaganda ai gruppi neonazisti e a ogni corrente di un antisemitismo che secondo gli ebrei tedeschi è «in allarmante crescita». «No, non è propaganda, è serio contenuto storico commentato a dovere», replica Hans Mommsen. E accusa il segretario generale del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi, Kramer, di «non capirci nulla».
Come andrà a finire? Il pubblico, di uno schieramento o dell´altro, attende con ansia di saperlo. Un compromesso è difficile, anche per ragioni giuridiche. Dopo la vittoria della coalizione antinazista degli Alleati contro l´Asse, le autorità liberatrici- (e amministratori occupanti) americane affidarono al ministero delle Finanze dello Stato di Baviera, uno dei Bundeslaender della Repubblica federale. La competenza per tutta la parte libera della Germania sui copyright su ogni testo nazista affidandogli il compito-dovere di impedirne ogni abuso a fini di propaganda nostalgica. Con serietà inflessibile tipicamente tedesca, le autorità bavaresi hanno immediatamente bloccato dunque la ristampa dei testi da parte di McGee.
Chi ha ragione? La domanda spacca trasversalmente media, partiti e società in Germania. Certo, qualcuno sospetta che sotto sotto il signor McGee veda nella ristampa di giornali nazisti dell´epoca anche fini di lucro: "NS sells", scherzava ieri Welt am Sonntag, cioè "il nazismo si vende bene". Normale per un editore. La tesi è la seguente: non solo lettori aderenti alla galassia neonazista o di ultradestra, ma anche altre parti del pubblico possono subire il fascino del frutto proibito. Cioè appunto di comprare ristampe di testi che dal dopoguerra sono assolutamente vietati.
Insomma, il partito del no sostiene che non sia indispensabile a fini di ricerca storica ristampare quelle testate naziste di allora, specie a fronte del rischio di fare un favore ai neonazisti. Ma il partito del sì ha anche i suoi argomenti. Esperti della fama dello stesso Hans Mommsen, di Wolfgang Benz o di Peter Longerich difendono il valore storico del progetto editoriale di McGee. Gli storici democratici e liberalconservatori tedeschi sperano che, se McGee la spunterà, si rafforzerà la loro richiesta respinta da anni, di pubblicare in Germania il Mein Kampf come edizione critica adeguatamente commentata. Insomma secondo loro il diritto all´informazione deve far premio sul rigore etico a tutti i costi della censura. La seconda guerra mondiale è finita da oltre 60 anni, la guerra delle ristampe continua.
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commento:
la censura non serve a niente, anzi prova un interesse morboso per le cose che vengono censurate. Se uno stato e/o una società fosse in grado di essere di sostegno alla formazione della visione del mondo delle persone... non vi sarebbe la necessità di vietare nulla.
Tutti hanno il diritto di formarsi il loro giudizio sui documenti originali. I 2000 anni di monoteismo hanno dimostrato cosa possa generare il lasciare ad alcune persone il diritto di interpretare i testi.