Paolo Portone
Il noce di Benevento, La Stregoneria e l’Italia del Sud
Xenia, Milano, 1990
Narra la leggenda che ai tempi del ducato longobardo, a due miglia fuori dalla città di Benevento, un serpente di bronzo appeso a un albero di noce era meta di culto idolatrico: la soppressione di questo culto pagano e lo sradicamento della «superstiziosa noce» era quanto chiedeva il cielo per la salvezza di Benevento dall’assedio bizantino. L’albero di noce venne sradicato da San Barbato, ma il suo culto resisté tenacemente tanto che lo stesso albero, «grandissimo e verdeggiante anco di mezzo inverno», ricompariva nelle notti del sabba: questo, almeno, testimoniarono le «streghe» ai processi inquisitoriali di tutta Italia. L’opera di Paolo Portone inquadra la stregoneria meridionale entro l’ampia cornice europea, mostrando come nell’Italia del Sud la caccia alle streghe abbia avuto un carattere assai meno sistematico e feroce che nel resto del continente. Notevoli quanto singolari sono le pagine in cui l’Autore, con la collaborazione di un gruppo di farmacologi, studia la composizione degli unguenti usati dalle «streghe» prima del volo verso il sabba: alla loro base erano erbe velenose come la belladonna, lo stramonio e il giusquiamo, dotate di proprietà allucinogene. Il volo verso il magico noce si rivela così volo della memoria, fuga della visione, sete del fantastico.
Dalla quarta di copertina
Il noce di Benevento, La Stregoneria e l’Italia del Sud
Xenia, Milano, 1990
Narra la leggenda che ai tempi del ducato longobardo, a due miglia fuori dalla città di Benevento, un serpente di bronzo appeso a un albero di noce era meta di culto idolatrico: la soppressione di questo culto pagano e lo sradicamento della «superstiziosa noce» era quanto chiedeva il cielo per la salvezza di Benevento dall’assedio bizantino. L’albero di noce venne sradicato da San Barbato, ma il suo culto resisté tenacemente tanto che lo stesso albero, «grandissimo e verdeggiante anco di mezzo inverno», ricompariva nelle notti del sabba: questo, almeno, testimoniarono le «streghe» ai processi inquisitoriali di tutta Italia. L’opera di Paolo Portone inquadra la stregoneria meridionale entro l’ampia cornice europea, mostrando come nell’Italia del Sud la caccia alle streghe abbia avuto un carattere assai meno sistematico e feroce che nel resto del continente. Notevoli quanto singolari sono le pagine in cui l’Autore, con la collaborazione di un gruppo di farmacologi, studia la composizione degli unguenti usati dalle «streghe» prima del volo verso il sabba: alla loro base erano erbe velenose come la belladonna, lo stramonio e il giusquiamo, dotate di proprietà allucinogene. Il volo verso il magico noce si rivela così volo della memoria, fuga della visione, sete del fantastico.
Dalla quarta di copertina